PROLOGO: Nelle profondità
di Altro Regno, Microverso…
…Giace uno dei tanti luoghi
sorprendenti di questo mondo: Mur-Argoran,
una metropoli sotterranea, ultima testimonianza della civiltà che fu prima
della grande catastrofe che a sua volta diede origine alla civiltà dei draghi.
Gli abitanti di Mur-Argoran,
caduti in disgrazia agli occhi dell’onnipotente Antesys a causa della loro
arroganza, hanno pazientemente aspettato il loro momento per tornare alla
superficie, per reclamare il mondo che un tempo avevano dominato.
Di vitale importanza, a tale
scopo, era che il custode di Altro Regno, l’emissario di Antesys, lo Stargod, non fosse d’intralcio ai loro
piani. Per deviare la sua attenzione, gli Argoraniani avevano deciso di
neutralizzare i suoi più potenti alleati con l’aiuto di Selena Tyrk, figlia di uno dei più feroci nemici del dio-lupo. E ci
sarebbero anche riusciti, se non fosse stato per l’abilità dei ‘Cavalieri’ del
dio di ribaltare la situazione a proprio favore[i].
Così, in questo momento, le
forze di Mur-Argoran erano divise su due fronti: uno all’interno del castello
che sovrastava la città, e l’altro al di fuori delle mura.
E nessuno dei due era obiettivamente
favorevole agli Argoraniani.
MARVELIT presenta
KNIGHTS TEAM 7
Episodio 26 - Incontro di Dei
Brillò come un fulmine sotto
la luce del sole artificiale.
E come un fulmine, si avvolse
intorno a tre dei soldati in armatura. La catena di lame tagliò il metallo come
burro, e le carni subito dopo.
Poi, velocemente come era
partita, la catena tornò da dove era venuta, riunendosi a formare la lunga lama
dello spadone del biondo Garth di
Mournhelm.
“Bah!” sbottò un uomo tozzo, a
torso nudo, accanto a lui. Fra le mani, stringeva una lunga staffa dorata dalle
estremità bulbose. “Vediamo se sai fare meglio di questo, sangueblu!” Al tocco di un pulsante, un’estremità della
staffa di Gorjoon il barbaro liberò
un abbagliante colpo di energia, che distrusse d’un colpo un intera squadra di
nemici.
Per conto suo, Lambert, Decano del Circolo di Fuoco,
preferiva sistemi più…raffinati alla forza bruta -anche se, per il momento,
doveva accontentarsi di mantenere eretta una barriera sopra le teste del loro
gruppo contro i minicaccia di appoggio alle truppe nemiche. Le sue nuove mani
cibernetiche danzavano agilmente nel tessere l’incantesimo, e l’anziano mago
dai capelli bianchi non poteva non avvertire una certa esaltazione nel sentire
di nuovo le mani, dopo che Arisen Tyrk
gliele aveva tagliate… “Cosa..?!”
Un soldato si era avvicinato
abbastanza da mozzargli la testa con una lama di energia…o, meglio, lo avrebbe
fatto se non fosse stato per l’intervento della bella e letale Duna, che quasi gli tagliò in due il
corpo con l’ascia da battaglia che sostituiva la mano destra! “La distrazione è
un segno di senilità, Lambert!” disse la guerriera, parandosi davanti a lui.
“Cerca di non rendermi troppo difficile il compito di proteggerti.”
Ma Lambert era distratto per
ben altre ragioni: a lui, Duna, Garth e Gorjoon, ovvero quanto rimaneva della
vecchia compagnia dello Stargod, erano state date non solo nuove armi -e le sue
mani artificiali- da Stargod, ma era anche stata instillata loro la conoscenza
per usarle. Invero il dio-lupo era potente…ma era ancora limitato dalla sua
incapacità di diventare tutt’uno con la propria natura -la stessa incapacità
che lo teneva ora sulla difensiva di fronte alle orde nemiche, in un momento in
cui queste avrebbero dovuto già essere state spazzate via come l’ostacolo che
erano sulla strada della città…
John Jameson, ovvero il bianco
licantropo in armatura che stava falciando nemici a colpi di spada e di
artigli, era a sua volta conscio del proprio handicap…ma da un’altra parte ne
era contento. Erano i momenti come questo,
quelli di porre fiducia nei propri alleati ed amici. Un giorno sarebbe stato
abbastanza saggio e sicuro di sé da vincere simili battaglie senza sforzo…ma,
fino ad allora, coloro che dipendevano da lui avrebbero dovuto imparare anche a
lottare da soli, lottare e vincere!
“Max, come va?” chiese mentre la sua spada decapitava un altro soldato
nemico. E ancora una volta, non poté non pensare a quanto tutto questo gli piacesse. Va bene che era felice di
difendere il suo mondo, ma provava una gioia sanguinaria ed irrefrenabile
nell’uccidere un nemico -e questa era la parte di lui che meno gli piaceva…
“Sono quasi in piena forma,
John!” replicò un drago azzurro antropomorfo, impegnato a falciare a mani nude
e zanne e artigli le fila nemiche. “Questo sole dà molta meno energia del nostro
astro, ma posso ancora assorbirla. Manca ancora poco…” due soldati si gettarono
contro di lui brandendo scuri crepitanti di energia. Furono quasi tagliati in
due dalla coda acuminata del drago.
“Ce ne sono così tanti! Da dove vengono?”
“Sono cadaveri!” urlò Lambert.
“L’intero esercito è composto da cadaveri rianimati.”
Stargod si diede dell’idiota!
Nella foga della battaglia, non ci aveva fatto caso, ed era stato ulteriormente
ingannato dai movimenti fluidi di questi soldati… Avrebbe dovuto capirlo dal
primo momento in cui i loro corpi erano stati lacerati, e non una goccia di
sangue era stata stillata se non quella dei difensori di Altro Regno. Invece,
aveva pensato a dei cyborg, aveva sperato che, di fronte all’ostinata
resistenza del nemico, avrebbero esitato…
“Allora è il caso di togliersi
i guantoni, direi…” gli occhi del dio-lupo crepitarono di scarlatte energie.
Anche se non riusciva ad attingere al pieno potere della Godstone che brillava
alla sua gola, quello che poteva prendere era più che sufficiente, almeno data
la situazione…
Così, un potente lampo di
energia tracciò un percorso di distruzione totale lungo le file nemiche!
Purtroppo, dubbio e paura
erano cose scomparse per mente da queste creature. L’esitazione durò solo un
istante, prima che di nuovo si gettassero ciecamente nella mischia.
Un attimo sufficiente. Con un
potente ruggito, Max assunse la sua forma naturale, quella di un gigante alato.
Subito dopo, spalancò la boccca e vomitò una pioggia di fulmini globulari!
Uno dopo l’altro, Stargod ed i
suoi cavalieri salirono in groppa a Max. Un paio di colpi d’ala, e il
cavalcavento si levò nel cielo cavernoso di Mur-Argoran, diretto al castello.
Senza la barriera di Lambert
ad ostacolarli, i minicaccia si gettarono all’assalto, ma questa volta
trovarono i colpi ottici di Stargod ad accoglierli!
“Adesso sì che ti riconosco, musozannuto!”
esclamò Gorjoon. “Appena avremo varcato le mura… Ehi, ma dove vanno? Tornate
qui, codardi!”
I minicaccia si stavano
ritirando in tutta fretta, diretti verso il castello.
“Perché si comportano così?
Cos’hanno in mente…Stargod? Cosa c’è che non va?”
Il dio-lupo stava osservando
il castello. O, meglio, stava osservando la mostruosa sagoma a forma di serpente, che come un fantasma si stagliava
contro l’edificio e sopra di esso, immensa e malvagia…
“Credo
che i nostri problemi siano appena iniziati, signori…” ringhiò sommessamente.
Chiunque fosse quell’entità, provava un odio spaventoso, diretto verso di lui e
solo lui…
Nella sala del trono, l’uomo
di nome Darus, sovrano di
Mur-Argoran, aveva tutte le ragioni per sentirsi al settimo cielo. L’imminente
sconfitta era stata trasformata in vittoria, grazie all’intervento del suo
signore, il dio-serpente Set, la cui
aura stava riempiendo ogni angolo di Mur-Argoran.
L’uomo, le mani sature delle
mistiche energie trasmesse dal suo signore, torreggiava sulla figura inerte a
terra, la figura cromata di Ultron.
Ultron, che sulla Terra era
sinonimo di morte e distruzione, un nome temuto…ma che qui, era solo il nome
esotico di una creatura ancora più esotica. Per Re Darus, era solo una vittima
dell’invincibilità del suo Signore divino.
Darus si chinò ed afferrò il
robot per la gola, sollevandolo senza sforzo. “Hai osato attaccarmi, inutile
macchina. Hai osato attaccare me, il
padrone assoluto del mio regno. Solo Set sta più in alto di me, non certo tu,
ammasso di ferraglia…” Avvicinò la mano libera alla fronte metallica. “Dei
pezzi che resteranno di te, farò dono a quello stolto di mio fratello, così
assurdamente attaccato alla tecnologia. Lui stesso vedrà quale è il fato di chi
osa mettersi contro*urk!*” Il cambiamento di espressione, dal trionfo alla
sorpresa, fu così repentino da sembrare comico…
…Ma c’era ben poco di comico
nel pugno metallico e insanguinato che spuntava dalla schiena di Darus. Il
sangue colava come olio sul metallo quasi privo di frizione, raccogliendosi a
terra in grosse gocce.
“Stavi rantolando, idiota?”
fece Ultron.
Darus vomitò sangue, poi la
vita abbandonò il suo corpo.
Ultron gettò via il corpo come
un giocattolo rotto. La sua attenzione era dedicata alla figura che aveva
raggiunto la parete opposta della stanza: la figura di una donna in armatura, Selena Tyrk.
“Io e te non abbiamo ancora
finito, donna! Ti devo una morte, ricordi?”
Lei lo ricordava benissimo.
Sentiva, no sapeva che quel mostro
metallico era la nuova incarnazione di quel vecchio cavaliere del dio-lupo, Iron Monger. Lei stessa aveva torturato
a morte quell’uomo, ne aveva bevuto il sangue, e aveva fatto fare a pezzi
l’armatura dal fratello di Darus. Quell’uomo non era un mago, era solo un
vecchio debole… Non certo un robot dall’indole assassina capace quasi di
ammazzarla con un colpo solo…
Ultron sollevò un braccio
verso di lei.
Lei premette un pulsante
nascosto.
La botola si spalancò sotto i
suoi piedi un istante prima che un raggio disintegratore colpisse il punto
occupato dalla sua testa. La parete andò in pezzi come vetro, ma lei se l’era
cavata!
Ultron corse verso la botola
che si era subito richiusa. “Oh, non così in fretta, puttana! Io…”
“Basta così, Rennsaeler,”
disse una voce sinistra alle sue spalle. Macchina o no, il suo spirito era
decisamente umano, e Richard/Ultron obbedì istintivamente alla voce
del Seminatore di Morte. La tetra figura in nero dagli occhi gialli
avanzò senza fare rumore, salvo appena un fruscio del suo ampio mantello. “Tyrk
non è la nostra priorità, adesso. Dobbiamo distruggere questo posto, prima.”
Era impossibile decifrare
l’immobile espressione degli occhi triangolari e della bocca perennemente
spalancata in un sinistro ghigno…ma dal modo in cui il fuoco nucleare nella
bocca prese a ribollire, era chiaro cosa il robot pensasse di quella strategia…
“Se togliamo almeno terreno da sotto i piedi di quella vacca, allora mi sta
bene. Cosa devo fare?”
“Potete morire, per
cominciare,” disse una nuova voce dietro di loro.
Ultron reagì per primo,
voltandosi e lanciando un colpo di energia dalla mano ancora prima di vedere a
chi stava mirando.
Il colpo attraversò la figura
spettrale in nero che si era materializzata dal nulla, e distrusse la parete
dietro di essa. Il nuovo arrivato indossava un elaborato abito nero con pizzi
bianchi. La sua carnagione era pallida, ulteriormente esaltata dai lunghi e
folti capelli neri. I suoi occhi erano neri ed intensi, ipnotici.
“Chi sei?” chiese Richard,
pronto a sferrare un nuovo attacco.
La figura fece un breve
inchino. “Sono Asmodius Norvak,
fratello del defunto Re Darus…” spostò per un attimo lo sguardo sul cadavere
del gemello biondo, “ed ora nuovo re di Mur-Argoran. Vi sono grato per il
vostro intervento, signori: mio fratello era un fedele servitore di Set, ma era
anche incapace di andare oltre le vie arcane. Io prediligo una maggiore…creatività.”
Sollevò una mano, e da essa partirono raffiche di segmenti luminosi, come se
l’aria stessa venisse tagliata!
Il Seminatore si sfasò dal
tessuto spaziotemporale, lasciando solo un’immagine di sé a propria volta. I
segmenti non fecero nulla, a lui…
…Ultron, però non fu
altrettanto fortunato. Fu investito da ogni colpo come da un uppercut; fu
sbalzato via contro una parete, nella quale si incassò tanta era la forza di
quell’attacco. Se il suo corpo non fosse stato fatto di adamantio, sarebbe
stata la sua fine.
“Magia e tecnologia,” disse
Norvak, senza perdere nulla della sua calma. “Una splendida combinazione, non
credete?”
In tutta risposta, il
Seminatore di Morte si avvicinò all’ologramma. La sua mano guantata già si era
accesa di energia. “Dipende dai punti di vista, Sire,” disse, toccando
l’ologramma.
Come sperava, la parte magica
di quell’apparizione, quella parte che traeva il suo potere dalle energie della
biosfera, fu sconvolta dalle energie dei bioscrambler.
Se Norvak fosse stato lì in carne ed ossa, sarebbe morto in un attimo.
L’ologramma si limitò a dissolversi in una nuvola di pixel.
“Cavolo,” disse Ultron,
staccandosi dalla parete. “Qui ci vorrebbe Diablo,
la magia è il suo pane.”
“Diablo si sta riprendendo
dalle ‘attenzioni’ di Tyrk. Avatar ha l’ordine di restare con lui. Abbiamo
guadagnato un po’ di tempo. Ora…”
Due
mani guantate di nero afferrarono le mani del Seminatore. “Come ho già detto,
ora potete morire.”
“Come temevo, maledizione…”
Diablo ricordava dov’era la stanza nella quale lo avevano spogliato di tutte le
sue pozioni. Lo avevano depilato, gli avevano cavato i denti, le unghie, tolto
gli strati di pelle artificiale che nascondevano le ultime riserve… Solo la sua
indomabile forza di volontà lo teneva ancora in piedi -per quanto, a tale
scopo, gli servisse l’aiuto dell’impassibile sintezoide. “Hanno distrutto
tutto…”
Attraverso gli occhi
tumefatti, il mastro alchimista vide che le sue pozioni ed il suo costume erano
stati distrutti, ridotti ad una poltiglia che ora bolliva in un calderone di
rame. Tutti i loro principi attivi erano perduti, quella che vedeva era solo
una brodaglia velenosa… “Come detesto un nemico previdente.” Si leccò le labbra
incrostate di sangue secco. Solo la sua ira gli impediva di arrendersi al
mostruoso dolore.
Poi, Diablo sorrise. “Anche se
non abbastanza previdente… Avatar?”
Il sintezoide portò una mano
alla cintura della sua armatura. Con una pressione sulla fibbia, questa si
aprì, rivelando un alloggiamento, nel quale era incastrata una scatolina
metallica non più grande del palmo di una mano.
Nel prenderla, l’alchimista si
stupì nel considerare che un simile piano non lo avesse architettato per
l’eliminazione delle sue nemesi, i Fantastici
Quattro… Ma era anche vero che, per lui, i tentativi per sconfiggerli erano
il suo equivalente di un passatempo. In fondo, cosa poteva importargli davvero
di quei quattro mortali, le cui vite si sarebbero estinte mentre lui sarebbe
rimasto vivo per ancora molto, molto a lungo?
La verità era che, a parte il Dottor Destino, volendo citare i più
recenti nemici sulla Terra, nessuno si era realmente impegnato per ucciderlo.
Qui, su Altro Regno, era stato come tornare ai vecchi tempi, quando lui aveva
appena mosso i primi passi nell’alchimia, attirandosi le ire delle popolazioni
bifolche e superstiziose. Ogni giorno era una sfida, ed erano le condizioni ideali
per stuzzicare il suo genio…
Diablo
sollevò la fiala, poi la spezzò delicatamente, riversandone il contenuto nella
bocca.
Lo squarcio che dava sulla
sala del trono fu illuminato da una vampata di energia, un attimo prima che le
figure del Seminatore e di Ultron si ritrovassero scagliate fuori di
malagrazia.
L’ologramma di Norvak uscì
subito dopo, con passo sicuro di sé. “Forse Selena Tyrk non è capace di
imparare dai propri errori. Io sì, come avrete già capito.” Mosse entrambe le
mani, e di nuovo il fitto reticolo luminoso tagliò l’aria verso i due eroi.
E di nuovo, fu Richard a pararsi
fra quei colpi ed il Seminatore. “Non ci scommetterei, milord!” esclamò, questa
volta restando in piedi. Gli ci era voluto un po’ per imparare a muoversi in
quel nuovo corpo, ma ora era come gli fosse appartenuto da sempre.
Ad un suo comando, le antenne
alle tempie si piegarono in avanti, e una coppia di raggi andarono a colpire
l’ologramma. Era un azzardo, ma…
Sì! L’immagine emise un
terribile urlo di dolore, le mani serrate sulle tempie…e svanì.
“Ben…fatto…” il Seminatore si
rialzò a fatica, e dovette appoggiarsi alla mano profferta di Ultron. “Spero
che la nostra azione lo abbia distratto abbastanza a lungo…”
“Lo
spero anch’io. Lo psico-raggio ha
funzionato perché l’ologramma era mentalmente collegato al suo proprietario.
Non credo che Norvak ripeterà lo stesso errore. Non mi sembra il tipo.”
Indubbiamente, Richard aveva
ragione. Nella sua stanza, in ginocchio sul pavimento, al centro di un
complesso cerchio di elaborati simboli, Norvak stava già riprendendosi dagli
effetti di quel colpo inaspettato. Gli smorzatori psichici lo avevano protetto
a malapena. Senza di essi, quel robot gli avrebbe fritto il cervello!
“Splendida macchina,” sorrise
il nuovo Re di Mur-Argoran. “Sarà il mio migliore trofeo…uh?” Obbedendo al suo
istinto, sollevò il suo mantello, appena in tempo perché il metallo autopolarizzante
diventasse un efficace scudo contro la scure
che lo colpì con abbastanza violenta da generare una pioggia di scintille.
La forza dell’impatto gettò
Norvak a terra, ma l’uomo fu lesto a trasformare la caduta in una capriola,
sfruttando la quale si rimise rapidamente in piedi. “Tu? Come hai fatto a
trovarmi così in fretta?”
Davanti a lui si stagliava la
potente figura di un uomo-felino, dal pelo arancione, vestito di un’armatura di
cuoio. Grigar del Popolo Felino tese
la mano artigliata, in tempo per afferrare la sua scure runica.
“Sono stato il Balkatar della mia gente, umano,”
ringhiò. “Sono il migliore dei cacciatori, e trovare la tua magia è stato fin
troppo facile!”
Norvak si ravviò la ciocca
frontale dei capelli con un gesto noncurante. “Trovarmi è un conto, animale.
Battermi è un altro.”
Grigar si piegò in avanti.
“Prega il tuo dio, Norvak. Solo col suo aiuto potrai sopravvivere!”
Norvak…rise.
Una breve risata di sincera allegria crudele. “Set avrà abbastanza da fare
contro Stargod. Per quanto mi riguarda, ho bisogno solo di me stesso, per
battere un nemico.”
Sapeva chi era.
Era una sensazione
stranissima, mai provata prima.
La sua mente era sommersa di
ricordi non suoi… Erano i ricordi del precedente Stargod. Ricordi di un
testimone di un’era lontana…
Il serpente si chiamava Set.
Ed era molto più di un dio, era uno dei Primi, quei primi esseri che percorsero
un mondo selvaggio e caotico, un mondo dove l’umanità era preda a tutti gli effetti…
Set era uno dei più crudeli di
quegli dei, tanto crudele che l’Uomo dovette forgiare una santa alleanza con
una creatura pura e benedetta da Gaea, il lupo, per generare una nuova stirpe
capace di abbattere le orde del maligno.
I licantropi guerrieri
sconfissero i sacerdoti di Set, ma il serpente non si era mai arreso.
Stargod era lupo, ed era un
dio. Era una minaccia, e doveva essere abbattuto a qualunque costo…
John Jameson scosse la testa.
“Non capisco, Lambert: Set è un dio adorato sulla Terra. Cosa ha a che fare il
suo culto qui, su Altro Regno?”
Lambert emise un lungo
sospiro. Ormai, Max era sulla verticale della città. Solo la barriera stava fra
loro ed il loro obiettivo. Le energie di Set stavano impregnando ogni mattone,
ogni atomo di quel posto. Per questo il dio malefico non li aveva ancora
attaccati: si stava preparando a giocare sul terreno a lui favorevole…
“Quando i draghi cercarono di
usare la Godstone per dominare il mondo, uno di loro, Kradden, arrivò a rompere
le barriere fra il nostro mondo ed il tuo. E venne in qualche modo in contatto
con Set.
Il dio-serpente offrì il
proprio aiuto, a patto che un manipolo dei suoi seguaci potesse prosperare su
Altro Regno. Fu questa ignobile alleanza a spingere Antesys, alla fine, a
togliere la Godstone ai draghi, ma il danno era già stato fatto. Poiché Set era
stato accolto spontaneamente, seppure con l’inganno, e la sua fede stava ormai
dilagando, Antesys decise che i traditori umani e draconici potessero tenersi
il loro nuovo dio…ammesso che prima sopravvivessero alla fine del loro mondo.
“E, se devo essere franco,
sono davvero sorpreso che la chiesa di Set sia sopravvissuta alla grande
catastrofe…”
Stargod rifletté qualche
istante su quelle parole, poi, più rivolto a sé stesso che al mago, “Mi sembra
di sentire una versione del Diluvio Universale. Sulla Terra, secondo una nostra
religione, Dio sommerse la superficie del mondo per un mese, per purificarlo
dalla corruzione dilagante…” Era facile pensare con distacco a quel racconto.
In fondo, le storie più ‘colorite’ della Bibbia non erano comprovabili…
Ma Antesys era una realtà
tangibile, e lui stesso ne era il Messia. E se davvero Antesys aveva condannato
un mondo intero, solo per chiudere i conti con una religione a lui invisa…
Sai bene
perché lo ha fatto, John Jameson.
Stargod sobbalzò, avvertendo
un lungo brivido gelido lungo la schiena. La voce che aveva appena accarezzato
la sua mente era accompagnata da quelle malefiche emozioni che impregnavano la
città… Istintivamente, John si ritrovò a chiedere ad alta voce, “Che cosa
dici?”
Antesys è
un essere geloso e manipolatore, John. Ti nega i semplici piaceri della tua
vita umana per fare di te il suo cane da guardia, il suo animaletto
riconoscente, il suo stallone da monta per creature che nulla hanno a che fare
con te.
Hai il
potere di fare quello che vuoi, John Jameson figlio dell’Uomo, ma non hai il
diritto di esercitarlo. Il tuo ‘libero arbitrio’ è
ridotto ad un comodo guinzaglio.
Io non ti
chiedo di essere mio schiavo, uomo. Io ti chiedo di essere il mio vero prediletto,
il portatore della mia parola. Al contrario di Antesys, io credo molto nella
forza.
Combatti
con me, al mio fianco. Le masse si inchineranno a te senza esitare, senza
alcuna obiezione, ed io ti regalerò l’immortalità. Io odio il lupo, ma stimo
te, John, e ti libererò senza esitare dall’impurità che scorre nel tuo corpo,
se solo lo vorrai…
Ogni lettera di quella parola
era una dichiarazione di guerra. La parte razionale di Stargod lo sapeva.
Eppure, in qualche modo, le parole di Set erano allo stesso tempo suadenti, così…giuste…
Dio, come sarebbe stato facile dare loro ascolto, accettare che fosse il
Serpente a prendersi tutte le responsabilità, lasciando ai suoi adepti il
compito di raccogliere le messi e la gloria in Suo nome, nell’arco di una vita
eterna in cui ogni piacere non sarebbe stato a lui negato…
“Perché ho un gran brutto
presentimento, vecchio?” fece Gorjoon, osservando quel conflitto interiore
riflettersi sul muso del suo dio dal momento in cui si erano avvicinati alla
città. Per quanto lo riguardava, così come anche per Garth e Duna, l’unica cosa
che avvolgeva Mur-Argoran era la barriera, non la presenza di Set… In tale
merito, avevano solo la parola di Lambert…
Lambert era impallidito. “È
come temevo: per quanto potente, questo Stargod è ancora troppo legato al suo
lato umano. Set lo sa, e sta facendo appello a quel lato, il più corruttibile,
il più seducibile. Se solo John accettasse una volta per tutte il lupo che ha
in lui, la purezza vincerebbe la tentazione…”
“Stai dicendo che rischiamo di
ritrovarcelo come nemico?” fece Garth. “Uhh, e non sarebbe il caso di fare
qualcosa?”
Lambert scosse la testa.
“Questo è qualcosa che Lui deve risolvere da solo. E io ho fede in lui. Ce la
farà…”
“In Suo nome, guardate!”
esclamò improvvisamente Duna, puntando verso Stargod…cioè, verso la creatura il
cui lato sinistro del corpo era tornato umano!
“Occavolo,” fece Gorjoon, in
preda ad un’improvvisa crisi di fede…
John osservò la mano nuda con
curiosità. Le sue resistenze stavano cedendo una ad una, e il suo corpo si
adattava di conseguenza…
Così,
John. Lascia che la verità ti illumini. A differenza di Antesys, non ti
coinvolgerò in alcun doppio gioco, nessuna trama segreta. E se l’infido essere
cosmico dovesse toglierti la Godstone, io sarò al tuo fianco, e ti darò il mio
potere, potere necessario a riscrivere il futuro di questo mondo.
Parole seducenti, proposte
semplici, un appello a quella parte che ogni essere senziente aveva perseguito
almeno una volta nella propria vita, nella storia di infiniti mondi…
Parole seducenti e semplici,
che però nascondevano una sola parola a loro volta.
Conseguenze.
Se avesse ceduto, che prezzo avrebbero pagato coloro che non
avessero seguito le vie di Set?
Coloro
che non ci seguiranno non potranno che perire. Piccole creature insignificanti
che credono di potere comandare il proprio destino, negando quello che io ho in mente per loro. Chi mi
obbedirà, vivrà per sempre, sarà potente. Chi non lo farà…
John capì le implicazioni. E
fu come una secchiata di acqua gelida. “Max!”
Ogni esitazione, ogni dubbio,
ogni altro sentimento che non fosse un gelido odio nei confronti del seducente ingannatore svanirono. Il fuoco si
accese più ardente che mai nello sguardo di Stargod, mentre tutto il suo corpo
tornava al vigore lupino originario, le zanne snudate in un’espressione
assassina.
Dietro di lui, Gorjoon non
sapeva se essere felice di quello sviluppo, o intimorito. “Direi che questo Set
ha appena detto la cosa sbagliata, eh?”
La furia interiore del lupo fu
canalizzata in un ruggito mentale acuto come non mai! <Hai commesso il tuo
primo ed ultimo errore, demonio! I miei amici, il mio mondo, e soprattutto il
mio amato non avranno mai a soffrire
fin quando potrò impedirlo! E se dovrò annichilire te ed ogni tuo seguace per
assicurarmene, lo farò!!> E a
sottolinearlo, usò la propria volontà e il potere della Godstone…
…per cancellare d’un colpo la barriera che proteggeva Mur-Argoran!
L’istante successivo, dai suoi occhi partì un colpo energetico sufficiente a
disintegrare come mortaretti le più alte e massicce torri del castello.
In risposta, la gigantesca
aura di Set si manifestò pienamente visibile in tutto il suo smeraldino
splendore, un serpente le cui titaniche spire avvolgevano l’intera città.
L’occhio sinistro del dio brillava di una luce sanguigna, intensa quanto quella
della Godstone.
Molto
bene, dio-lupo. Sei forte, ma non abbastanza per me, per un Antico. Hai solo
appena reso le cose più difficili per te1